Si presume che il riso, attraverso la stanzialità della sua coltivazione, abbia determinato un modo di esistere e di pensare dell’uomo e quindi un modo di esprimersi, una sua forma di civiltà. E così la fantasia orientale si è sbizzarrita in numerose leggende che vedono quasi sempre il riso come un dono delle potenze sovrannaturali non privo di un tocco di poesia.

Numerose sono le leggende che tentano ingenuamente di chiarire un mistero, caricandolo di significati collegati al mito della fecondità, della laboriosità, della felicità, della buona salute. Batara Guron, meglio conosciuto con il nome di Shiva, il dio supremo, creò un giorno una vergine tanto bella da chiamarla Retna Dumilla, cioè gioiello splendente. Se ne innamorò e decise di sposarla, ma la ragazza respingeva con fermezza la sua corte. Shiva sottopose la questione al consiglio degli dei che non solo approvarono le sue intenzioni ma ordinarono la celebrazione del matrimonio. Retna Dumilla, costretta ad accettare, pose tre condizioni, una delle quali prevedeva che il promesso sposo riuscisse a preparare un alimento da consumarsi quotidianamente ma che non le venisse a noia.

Shiva, confidando nei suoi poteri, accettò ma si accorse ben presto di essere stato abilmente giocato perché nessun alimento riusciva a soddisfare la ragazza. Così un giorno, pazzo d’ira e di desiderio, Shiva la costrinse alle nozze ma Retna Dumilla ne morì. Sconvolto per l’accaduto, il dio la fece seppellire con tutti gli onori.

Dopo quaranta giorni, appena sceso il sole nello splendore dell’oceano, comparvero dapprima una, poi tante piccole luci e, quando fu giorno, al posto delle luci apparvero delle pianticelle di una specie mai vista prima a cui Shiva diede il nome pari (riso), e nelle quali sarebbe sopravvissuta l’anima di Dumilla. I loro semi avrebbero generato quell’alimento che, consumato ogni giorno, non sarebbe mai venuto a noia.

Nelle zone più interne di Giava ancora oggi i dukon pari, cioè i sacerdoti del riso, indicano i giorni e le ore più idonei per iniziare le diverse operazioni della coltura e conoscono le preghiere più appropriate per l’anima di Dumilla. Quando il riso è maturo il dukon pari del villaggio, dopo aver fatto il giro delle risaie pregando, stabilisce il giorno della raccolta.

In Vietnam si narra che nell’antichità un re, in punto di morte, volle che i figli maggiori si mettessero alla ricerca del piatto più gustoso e saporito che potessero trovare, onde di permettergli di offrire agli antenati, quando si fosse presentato al loro cospetto, una portata degna di un re. Dopo aver cercato per mari e per monti fino ai paesi più lontani, i figli ritornarono con le loro proposte, ma nessuna di esse soddisfece il vecchio sovrano. Allora il figlio più giovane richiese l’aiuto del suo genio tutelare per tentare a sua volta l’impresa. Il genio gli consiglio di usare il riso, l’alimento più prezioso della terra, per farne una torta rotonda come il cielo da sovrapporre a un’altra quadrata come la terra ponendo tra i due strati della carne, simbolo dei dieci mila esseri umani. La pietanza venne presentata avvolta ad una foglia a forma di guaina e permise al giovane principe di conquistare la successione al trono. Prese il nome di banh chung e diventò il piatto nazionale vietnamita.